Diario di Bordo: World Sup Festival (Santa Pola)

Il mondo del SUP si sfida in mare aperto

di Paolo Marconi


Il weekend del 17-18 maggio ha dato inizio alle due settimane più attese del mondo del SUP Race, con il World Sup Festival a Santa Pola. Questo evento insieme a quello di Barcellona della settimana successiva vede praticamente tutti i suppisti da gara del pianeta sfidarsi back to back in due eventi strepitosi.

Il World Sup Festival è alla sua quinta edizione ed è una delle gare più attese della stagione fin dalla sua apparizione nel calendario internazionale nel 2018. Questo evento infatti ha sempre regalato grandi emozioni ai partecipanti grazie al suo percorso unico e alle condizioni che il Mar Mediterraneo regala ogni anno. 

Anche quest’anno le gare in programma sono due, la long distance di sabato 17 e la technical race di domenica 18 maggio. La long distance è ormai un appuntamento classico per gli amanti delle gare di open ocean. Seconda tappa del circuito professionale Eurotour, questa long distance di 15 chilometri è una sfida point to point con partenza dall’isola di Tabarca, un giro intorno all’isola di 5 chilometri per poi navigare in mezzo al mare fino a raggiungere il traguardo sulla spiaggia di Santa Pola.

La technical race di domenica invece prevede un percorso tra le boe con gara ad eliminazione, una competizione spettacolare che promette sempre grandi emozioni e che sarà valida per il neonato circuito chiamato European Sup League.


Day1

Anche se la partenza è prevista alle 11.30 la giornata inizia presto per i partecipanti, alle 8.30 infatti il traghetto che ci porterà all’isola di Tabarca salpa dal porto di Santa Pola carico di suppisti da gara. Le tavole di tutti i circa 200 atleti presenti sono state già trasportate sull’isola il venerdì sera per facilitare la logistica. Una volta sbarcati a Tabarca intorno alle 9.30 inizia la ricerca delle tavole, immaginate 200 tavole sparse sul piazzale del porto di questa piccola isola con altrettanti atleti che cercano la propria attrezzatura. L’ultima volta che ho partecipato impiegai quasi 10 minuti per trovare la mia tavola, questa volta con un po’ di fortuna Susak ha trovato entrambe le tavole al primo colpo e così iniziamo a preparare l’attrezzatura per questa lunga giornata di gara. 

Alle ore 10.45 inizia il briefing degli atleti durante il quale Belar Diaz, fondatore di Eurotour e Daniel Parres, organizzatore dell’evento ci spiegano il percorso e le regole da seguire. Il percorso è il classico giro intorno all’isola per poi scendere in direzione Santa Pola. Il vento non è ancora entrato e si preannuncia una gara piatta e calda anche se in questo tratto di mare c’è sempre un po' di movimento della grande massa d’acqua del Mar Mediterraneo.

Le prime a partire saranno le donne alle 11.30, a seguire 10 minuti dopo toccherà agli uomini. La partenza è da seduti sulla tavola , allineati tra una barca e una bandiera sulla costa.

Quando mancano circa 20 minuti alla partenza siamo tutti in acqua per il warm up, il mare è abbastanza calmo e una leggera brezza soffia in modo che avremo il vento contro intorno all’isola e a favore al ritorno verso Santa Pola.

Quando mancano pochi minuti alla partenza delle donne mi avvicino all’allineamento per vedere la partenza di Susak e noto che Dani, l’organizzatore dell’evento sta parlando con le ragazze che ancora non sono allineate. Colpo di scena! Improvvisamente veniamo tutti richiamati a terra, la partenza è rinviata e ci viene detto che ci sarà un nuovo briefing per ulteriori aggiornamenti.

Con tutti gli atleti rientrati a terra assistiamo ad una seconda riunione durante la quale ci vengono spiegati il motivo della mancata partenza e ci vengono fornite ulteriori informazioni sul percorso. L’isola di Tabarca è una riserva naturale e a quanto pare qualche burocrate delle autorità locali, dieci minuti prima della partenza e alla quinta edizione dell’evento,ha deciso che delle tavole a propulsione umana fossero un rischio per la conservazione della riserva, nel frattempo però decine di imbarcazioni da diporto a motore girano tranquillamente intorno all’isola e masse di turisti si riversano sulle sue spiagge. L’ennesima ipocrisia pseudo ambientalista imposta dalla burocrazia.

Nonostante l’imprevisto dell’ultimo minuto però, gli organizzatori hanno reagito con grande prontezza adattando il percorso in modo da non snaturare la distanza della gara e forse rendendolo ancora più interessante. Al posto di circumnavigare l’isola il percorso alternativo prevedeva un mezzo giro dell’isola, il ritorno sulla sponda della partenza e il consueto tratto finale verso Santa Pola, per un totale di 14,5 chilometri.

E gli atleti? Che cosa succede quando un atleta ha preparato la sua routine pre-gara dalla mattina presto e vede l’orario della partenza slittare in avanti senza possibilità di tornare a casa a rifocillarsi o di trovare del cibo visto che la partenza è su una piccola isola e le sacche con l’attrezzatura sono già state imbarcate sui battelli? Come dice sempre un grande professionista dello sport col quale ho avuto il piacere di collaborare in nazionale: l’atleta migliore è quello che più sa adattarsi. E così è stato, tutti gli atleti in gara sono stati costretti ad adattarsi alla situazione e al cambio programma, chi meglio e chi peggio, ma tutti quanti dimostrando una grande professionalità sono scesi in acqua per allinearsi di nuovo sulla linea di partenza circa un’ora dopo rispetto al programma originale, pronti a darsi battaglia sul nuovo percorso con il vento che ha acquisito forza nel frattempo.

Susak è partita molto bene ed è stata nella top 10 per oltre metà gara, nell’ultima fase però ha subito una rimonta ed ha terminato in 11esima posizione. La vittoria tra le donne è andata ad Esperanza Barreras seguita da Mariecarmen Rivera e Alba Frey. 

Anche la mia partenza è stata molto buona e per i primi chilometri sono riuscito a stare in top 5, poi un’indecisione mi ha fatto perdere qualche posizione e mi sono trovato ad inseguire il gruppo di testa con un po’ di distacco. Una volta iniziato il tratto di downwind ho impiegato un paio di chilometri per trovare il ritmo e il feeling con la tavola, perdendo qualche altra posizione. Le onde create dal vento si mescolavano con le scie dei tanti traghetti e con uno swell leggermente laterale, una sezione di gara davvero tecnica che richiedeva la massima concentrazione e un’attenta lettura del mare. Una volta trovato il ritmo ho mantenuto il distacco sui miei inseguitori ma non sono riuscito a recuperare il gruppo di fronte a me. Termino la gara in 13esima posizione, con qualche rammarico per una top 10 sfuggita per non molto ma con tanta soddisfazione per aver gareggiato con i migliori al mondo e sentirmi ancora competitivo. Una gara come questa può essere considerata al pari di un mondiale, visto il livello degli atleti in acqua, anzi per alcuni aspetti la competizione è ancora più serrata visto che ai mondiali ISA partecipano solamente 2 atleti per nazione, mentre in questa gara erano presenti tutti i migliori di ogni nazione. Basta considerare che nella top 15 c’erano 5 francesi e 3 spagnoli. La gara maschile viene ancora una volta dominata da Shuri Araki che anche questa volta è risultato imprendibile, al secondo posto il fortissimo mallorchino Aaron Sanchez e terzo in rimonta il francese Arthur Arutkin.