Ho scritto un libro
(di nuovo)
di Paolo Marconi
Nell’aprile del 2022 pubblicavo il mio primo libro intitolato “Figli di uno sport minore”. Era l’epoca post-Covid e come molte altre milioni di persone avevo avuto il tempo e l’opportunità di fermarmi a riflettere su quello che stavo facendo nella mia vita di atleta, scrivendo così la mia storia intrecciata a quella del SUP. Nel mio primo libro, pubblicato unicamente in italiano, raccontavo non solo la mia storia sportiva ma anche che cosa volesse dire essere un atleta professionista di uno sport minore come il nostro. Le mille peripezie agli aeroporti, i viaggi accompagnati dalle nostre tavole lunghe oltre 4 metri, la fantastica comunità di amici che si crea intorno al circo delle gare e soprattutto i tanti insegnamenti che uno sport come il nostro può trasmettere.
“Figli di uno sport minore” inizia dalla fine, ovvero inizia col mio racconto della Salivoli Backyard Challenge, una sfida di 8 ore in SUP al termine della quale iniziai a riflettere su come fossi arrivato a pagaiare per oltre 60 chilometri in mare aperto senza sofferenza ma con grande consapevolezza e soddisfazione. E proprio da quella riflessione parte la storia raccontata nel mio primo libro.
In seguito alla pubblicazione di “Figli di uno sport minore” l’acqua ha continuato a scorrere sotto la mia tavola, ho iniziato una nuova fase della mia vita di atleta, sono diventato padre e la mia quotidianità si è trasformata, ogni sessione di allenamento ha acquisito un valore diverso e le priorità sono cambiate. Nonostante questo ho continuato ad esplorare le varie sfaccettature dello sport ricercando i miei limiti e provando nuove esperienze di Ultra Endurance attraverso il SUP e la corsa. Così alla fine del 2022 ho partecipato a una delle gare più speciali e sconvolgenti della mia carriera, avendo anche l’onore di vincerla: la Last Paddler Standing. Questa gara durata due giorni interni, pagaiando giorno e notte, ha cambiato totalmente la mia visione del SUP e dello sport in generale, è stata un’esperienza trasformante che ho sentito il bisogno di condividere. Da qui è iniziata ad affiorare nella mia testa l’idea di raccontare questa avventura e le varie tappe che mi hanno portato a vincere una delle gare più dure del mondo. Con molta autoironia mi sono reso conto che ciò che raccontavo nel mio primo libro era solamente l’inizio e la preparazione per un nuovo grande viaggio alla scoperta di me stesso e del mio sport. E’ così che ha preso vita un nuovo progetto, quello di tradurre “Figli di uno sport minore” in inglese ed ampliarlo con nuovi racconti delle tappe che mi hanno proiettato nel mondo dell’Ultra Endurance.